Poesia al Vento


Da qualche settimana non si fa che parlare del libro di poesie di Flavia Vento, edito – sì, EDITO – da una nota casa editrice. Di cui non voglio fare il nome per solidarietà al concetto di Poesia e di Onestà intellettuale, e per evitare inconsapevoli pubblicità a favore.
Credevamo, speravamo di non vedere più simili capolavori di haiku de noantri, dopo le famigerate liriche Bondiane. E invece.
“Guardami e il tuo sguardo assente mi allontana la mente. Gelido inverno, gelido sonno, il mio sguardo perso e io che ho bisogno di te”.
Non resta che esclamare un accondiscendente “Brava”, lo stesso brava – fateci caso – che si dice ai bambinetti moccolosi e viziati che recitano la poesiola di Natale.




L’editore passa in televisione, perché come fai a non passare in televisione se ti sei messo nel carrozzone del Vento? E la televisione, il cui intento è di abbassare il livello culturale, è evidente, non certo di stimolarlo (a un pubblico assuefatto alle stronzate si può ammannire di tutto, anche i servizi del TG1) va a nozze con queste trovate editoriali lungimiranti della lungimiranza di un fruttarolo. Con tutto il rispetto verso la categoria. Dei fruttaroli.

11 risposte a "Poesia al Vento"

  1. notare – come ho accennato su fb – che lo stesso editore rilascia a pochi mesi di distanza un libro interessante, scritto da un bravo giornalista e recensito dall’ultimo domenicale del Sole24h, dal titolo “Inchiostro antipatico. Manuale di dissuasione dalla scrittura creativa”. Non ho ancora capito se il combinato disposto di questo libro e la raccolta della Vento sia una colossale presa per il c oppure un’endiadi, cioè uno stesso concetto espresso con due libri (“Non affannatevi a tentare di scrivere, tanto questi sono i libri che pubblicheremo”);

    purtroppo rimane valido il consiglio che espressi in un vecchio post (cerca sul mio blog “ed un padre brigadiere che scrive poesie”): la strada più breve lineare e rodata per “diventare scrittore” è quella di “diventare personaggio”.

  2. Sicurissimo! Vedi, tutto e il contrario di tutto, in un’unica casa editrice.
    Spiegare che è un’endiade è un gran bel concetto. Insomma, non dico che siamo alla frutta, ma di certo siamo ai fruttaroli. Anzi, alle fruttaroli editions, ché tanto ormai scrivono tutti un libro, perfino chi non fa il fruttarolo a Campo de’ Fiori, ma c’avrebbe un’apertura mentale paragonabile.

    Insomma, ti do ragione al cento per cento, Roberto: bisogna diventare personaggi.
    Ma come si fa a diventare personaggi come Flavia Vento? Vogliamo dire che per diventare personaggi come COLEI bisogna rimanere a bocca aperta per tanti anni? E mica per esercitare la libertà di parola.

  3. L’interpretazione è tutto, mi sono lasciata prendere… pere, stracchino e crema da barba. Ah, non era la lista della spesa? Ops, scusate, ho frainteso.

  4. ahah Gaia! infatti ho avuto anch’io la sensazione che leggesse la lista della spesa, mi è sembrata un po’ imbarazzata fra l’altro di dover lavare i panni sporchi di fronte a milioni di telespettatori (e se non sono milioni, di sicuro sono tanti). Chissà se non le è venuto in mente che certe cose è meglio lasciarle nel cassetto della biancheria sporca (o lavarle, ergo, distruggerle)

  5. Be’ lo spero anch’io…però è da notare anche che quando la Perego le ha urlato “Brava!” allo stesso modo in cui si potrebbe esclamare “Brava!Hai vinto il mongolino d’oro”, lei si è ringalluzzita e ha chiesto di poterne recitare un’altra al volo…e invece la Perego ha cambiato abilmente discorso. Al volo? Saprei ben io che razza di volo farle fare!

  6. oddio…aspetta che tento di riprendermi….

    Dopo aver ascoltato questi versi decantati dalla Vento (o dal vento chi lo sa…) ho avuto una folgorazione….

    Ma Flavia Vento e Fabio Volo (che l’assonanza fra Vento e Volo è evidente…) rientreranno nel programma di studi di Italiano alle superiori fra qualche anno?
    Non so tipo.. “James Joice e Fabio Volo – le DISsimilitudini” oppure “da Neruda a Vento….come distruggere millenni di poesia”.

  7. Tra Vento e Volo in effetti si può solo pensare che ci sia tutta l’intenzione di mandare in aria – aria televisiva – la capacità immaginativa dell’italiano medio, infatti, Sara!

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